Perché un Piano del Mare?

Il Piano del Mare nazionale viene elaborato e approvato con cadenza triennale dal Comitato interministeriale per le politiche del mare (CIPOM), ai sensi dell’art 12 del decreto-legge 11 novembre 2022, n. 173, recante «Disposizioni urgenti in materia di riordino delle attribuzioni dei Ministeri», convertito, con modificazioni, dalla legge 16 dicembre 2022, n. 204.

Ferme restando le relative competenze in materia delle singole amministrazioni, il Piano del mare contiene gli indirizzi strategici in tema di:

  • tutela e valorizzazione della risorsa mare dal punto di vista ecologico, ambientale, logistico, economico;
  • valorizzazione economica del mare con particolare riferimento all’archeologia subacquea, al turismo, alle iniziative a favore della pesca e dell’acquacoltura e dello sfruttamento delle risorse energetiche;
  • valorizzazione delle vie del mare e sviluppo del sistema portuale;
  • promozione e coordinamento delle politiche volte al miglioramento della continuità territoriale da e per le isole, al superamento degli svantaggi derivanti dalla condizione insulare e alla valorizzazione delle economie delle isole minori;
  • promozione del sistema-mare nazionale a livello internazionale, in coerenza con le linee di indirizzo strategico in materia di promozione e internazionalizzazione delle imprese italiane;
  • valorizzazione del demanio marittimo, con particolare riferimento alle concessioni demaniali marittime per finalità turistico-ricreative.

Premessa indispensabile per delineare le politiche del mare, visto come “sistema mare” nel suo complesso, è la definizione degli interessi marittimi nazionali, anche in relazione alla strategia di sicurezza e difesa.

Ciò richiede un’analisi delle competenze e degli spazi geografici d’interesse, attraverso un approccio omnicomprensivo e trasversale che valorizzi gli attori “tutelati”, assieme a quelli “tutelanti”.

L’Italia è una media potenza regionale a forte connotazione marittima, che basa la sua economia di trasformazione sulla gestione dinamica dell’importazione di energia e materie prime e dell’esportazione di prodotti finiti, cosa che avviene massimamente via mare.

La marittimità accomuna, dunque, numerosi “Utenti del Mare” pubblici e privati, che devono operare assieme in sinergia e sicurezza, sia nel contesto interno sia in quello internazionale.

Il fine è ritrovare nel mare la naturale risorsa e dimensione di crescita per l’Italia; il metodo consiste nello stimolare da un lato il progresso delle imprese e delle competenze marittime nazionali e dall’altro nel garantire un uso libero, sicuro e sostenibile del mare, tutelando la sua ricca biodiversità e agendo al contempo a beneficio dell’Italia e della Comunità internazionale, passando anche da una “crescita blu” ad una economia del mare sostenibile.

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